Vittime ma comunque oggetti: di una violenza o di un discorso politico
Gli uni accusano gli uomini stranieri di ogni sopruso nei riguardi delle donne (le “loro”) , gli altri difendono ad oltranza gli stessi stranieri presenti sul territorio italiano; ma {{gli uni e gli altri continuano a mettere nelle istituzioni parlamentari meno donne possibile}}.“Così, sulla pelle di una donna, ancora una volta, si consuma la competizione politica tra partiti di maschi che si accusano reciprocamente di ignorare la questione della sicurezza. «Ma non chiamano lo stupro col suo nome», spiega a Liberazione {{Olivia}}, specificando di non essere rappresentativa di nulla ma di far parte del {{percorso della manifestazione di donne del 24 novembre scorso}}: «Ancora una volta è un caso di violenza di un uomo su una donna ma si applica la stessa logica che si è prodotta con l’omicidio Reggiani: noi quella logica la rifiutiamo perché la violenza avviene quasi sempre in famiglia, da parte degli uomini vicini, non è messa in atto da chi è marginale ma è inscritta nella cultura patriarcale. Così si occulta la violenza sulle donne e ci viene tolta la parola, veniamo vittimizzate e restiamo oggetti comunque, di una violenza come di un discorso politico».”
Così Piero Sansonetti su Liberazione del 20 aprile ( “C’è uno stupro da usare per le elezioni?”), dopo la violenza di un rumeno contro una giovane africana a Roma.
E’ certamente vero che la violenza si consuma in alta percentuale tra le mura domestiche e quasi mai viene denunciata. Ma anche le molestie sessuali e gli stupri “di strada” non sempre vengono denunciati. Perché non è mutata più di tanto{{ la mentalità maschile nostrana}} che velatamente attribuisce la “colpa” della molestia (parole, palpeggiamenti ecc.) a causa dell’abbigliamento o del comportamento disinvolto perché ritenuto seduttivo. O semplicemente perché una donna non dovrebbe uscire da sola a una certa ora della notte.
E’ certamente vero che gli uomini politici sono molto abili nell’usare, nelle loro guerre e competizioni, la violenza accusandosi a vicenda in una implicita conferma della “proprietà” del corpo delle donne a sigillo dell’”onore” maschile. Come più esplicitamente accade nella cultura islamica.
C’è, da parte dei {{“politici” anche di Sinistra}}, una posizione per così dire sempre {{ideologica}}, dunque sostanzialmente rigida.
Scrive {{Michele Serra}} su la Repubblica (20 aprile: “ I quartieri perduti”)) : “Ovvio che il candidato della destra al Comune di Roma Alemanno, soffi sul fuoco dell’allarme sociale, sperando di lucrare qualche voto in più. Altrettanto scontato che il repertorio leghista, con Roberto Castelli che invita a “fermare l’orda dei barbari” secondo l’arcinoto repertorio di “difesa etnica” già ampiamente premiato dalle urne. E non per questo meno ripugnante.
Meno netta, e non da ora, è {{l’intenzione complessiva della sinistra,}} compresa e anche dispersa in quel vastissimo territorio che va dalla difesa dello stato di diritto alla repressione dei crimini, dall’accoglienza degli stranieri alla necessità di imporre anche a loro il rispetto delle nostre leggi: operazione quest’ultima, di particolare difficoltà nel caso di popoli e culture che hanno delle donne un concetto sovente ‘proprietario’, dunque rapinoso e violento.”
Gli uni accusano gli uomini stranieri di ogni sopruso nei riguardi delle donne (le “loro”) , gli altri difendono ad oltranza gli stessi stranieri presenti sul territorio italiano; ma {{gli uni e gli altri continuano a mettere nelle istituzioni parlamentari meno donne possibile}}. In psicologia si dice, di fronte a questa logica linguistica e comportamentale , che c’è {{una realtà collusiva.}} Quanto a dire una sorta di implicita alleanza per il potere che porterebbe anche a sinistra ad avere difficoltà a riconoscere che siamo di fronte , tra l’altro, a una sorta di {{conflitto di diritti}}:
il diritto alla sicurezza personale delle donne e il diritto a essere a essere accolti quando si emigra per fuggire a fame e persecuzioni.
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