Volontà di illusione
Tra illusione e “Volontà d’illusione” corre una bella differenza e la distinzione nietzschiana in proposito è, nel contesto di cui sto per dire, quasi provvidenziale.
Per spiegare, se non altro, quale apparente follia – di genere femmina – abbia spinto le donne di Oikos-bios a invitare quegli uomini che “hanno intelletto d’amore” ad un incontro dedicato al tema della violenza contro le donne.Nulla che assomigli, beninteso, in questo mio dire, a un’esternazione di pentimento sull’iniziativa intrapresa.
_ L’incontro ha dato i suoi frutti in abbondanza, anche senza una verifica e una selezione preventiva sugli effettivi felici “proprietari” di un tale amoroso intelletto – accreditato loro a priori.
_ Il lato folle, apparentemente ingenuo e illusorio cui mi riferisco, non riguarda dunque alcun ripensamento postumo né sull’urgenza dell’iniziativa, né sugli esiti raggiunti ma nell’aver dato per certo e acquisito ciò che non lo è: che la morte delle donne sia, per gli uomini, degna di valore, che sia qualcosa che vale e per cui vale la pena che anch’essi lottino, in prima persona.
Pensare che la Morte possa valere – e indignare – a prescindere dal valore attribuito alla Vita di chi muore, non è né acquisito, né scontato ed è sotto questo profilo che parlare di ingenuità ha senso.
_E, in effetti, non è forse ingenuo pensare che la morte di una donna, di molte, – per violenza, per stupro – sia importante, sia tenuta in qualche conto o possa addirittura suscitare indignazione quando a non essere mai stata tenuta nel giusto conto è la loro Vita?
Capita, di regola, che nel nostro Sistema Simbolico Mediatico Patriarcale anche la morte venga discriminata e quando ad essere derubate della vita sono le donne, un efficiente ingranaggio rituale – che in determinati casi funziona a meraviglia – s’inceppa: niente funerali di Stato – se non eccezionalmente quando l’aguzzino giunge da altrove – parole vuote (quando ci sono) e…braccialetti preservativi per l’incolumità.
_ No. Non c’era illusione, né ingenuità e nemmeno “ottimismo della volontà”, ma solo “volontà di illusione” nell’invito rivolto agli uomini a dire la loro e il loro sentire sulla violenza contro le donne.
C’era, al fondo del barile, qualcosa d’altro, qualcosa dell’ordine di un esperimento ovvero l’esigenza, non più rinviabile, di portare alla luce uno straccio di verità circa un “sospetto” altrimenti destinato a restare senza fondo ma capace… di sfondare il sonno di chi ancora rimugina sull’esistenza di una civiltà. Perché, in fin dei conti, anche solo azzardare un sospetto di connivenza e di complicità di genere in femminicidio, comporta grande responsabilità.
E quel che importa è che nell’esperimento una prima verifica c’è stata e a più livelli: dal risicatissimo numero di presenze maschili che hanno risposto all’appello lanciato contro la violenza alle donne, alle forze centrifughe che hanno allontanato gli interventi dal tema infuocato in discussione, complicati, forse, da una di quelle domande “stupide” che, proprio per la loro “stupidità”, spiazzano e stupiscono.
Perché gli uomini – che pure sono figli di donna, padri di figlie, mariti di mogli, fratelli di sorelle e a cui certo non manca la forza di manifestare pubblicamente, non hanno mai sentito la necessità di dare, di propria iniziativa, una testimonianza simbolica del loro No alla violenza contro le donne?
E che cosa nasconde questo totale disinteresse, questa In-differenza, questo inconcepibile silenzio?
Le donne attendono risposte per dissipare dubbi di complicità in assassinio o – mai il caso non voglia – per trasformare dubbi in inimmaginabili, terribili certezze.
Il silenzio maschile è certo una risposta. Anche l’assenza lo è.
E guardare indifferenti dal balcone un mondo che crolla mentre le donne riempiono le piazze per dire NO alla strage, non basta più, no davvero.
_ E noi – che “separatiste” non siamo – proseguiremo per la via intrapresa alla ricerca di un dialogo e di un confronto con il genere maschio non fosse altro che per raccogliere gli elementi indispensabili a dimostrare dove il Separatismo – di cui le donne sono accusate – ha da sempre piantato radici e dimora.
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