Zero diritti, zero dignità, zero coscienza!
Qualche giorno fa a Roma, passando all’interno della Facoltà di Sociologia, davanti a un gruppo di ragazzi, mi sento addosso i loro occhi e avverto che, uno ad uno, cominciano letteralmente a dare i numeri! Per ingannare il tempo, assegnavano dei voti alle ragazze che passavano lì davanti. Sicuramente non ci sono nessi apparenti tra il loro passatempo e i cartelloni pubblicitari della Tre che riempiono le strade di Roma eppure …Eppure, anche qui tre donne vengono messe ai voti con dei grandi buchi a forma di “zero” sui loro attillatissimi vestiti, mostrando così il loro corpo nudo. A giudicar dalla bellezza e dalla posa provocante dei loro corpi, credo che i ragazzi in cui ho avuto modo di imbattermi non avrebbero dato loro dei voti tanto bassi quanto invece ha scelto di fare la telefonia mobile.
_ Se {{la Tre cuce esplicitamente, scucendone i vestiti, il valore del corpo femminile sui corpi di tre modelle}} e se degli studenti universitari, altrettanto esplicitamente, pronunciano ad alta voce il voto che decidono si meriti ogni ragazza che passa loro davanti, un nesso forse c’è. È quello subdolo e indissolubile che storicamente sottende la logica maschile e che attribuisce all’uomo l’accesso allo status di soggetto in diritto di giudicare e stabilire la dignità, il {{valore simbolico e materiale della donna}} e ancora una volta di sancirne così l’identità, {{senza darle altra possibilità di esistere se non attraverso gli occhi di lui}}.
Nei grandi cartelloni pubblicitari della Tre, con l’intento di incentivare gli abbonamenti telefonici, si allude, neanche tanto velatamente, alla triplice convenienza dell’“affare” che offre la bionda, la rossa, e la mora a zero spese!
_ L’unico abbonamento in grado di garantire “il prendi tre e paghi zero”! Il riferimento alla prestanza sessuale e alla {{celebrazione della virilità di colui che può permettersi tre donne a costo zero}}, poiché questo è il valore del loro essere donna, non è altro che la celebrazione del desiderio fine a se stesso, della semplice azione maschile sulla carne femminile.
È il desiderio che desidera se stesso, che si autoinveste del diritto a possedere le tre donne-zero delle pubblicità. Quei{{ corpi di donna, privati della loro dignità e ridotti a incarnazione del piacere dell’uomo videns}}, sono meri oggetti del desiderio sessuale maschile. È qui presente un godimento indiviso perché unilaterale. Non c’è incitamento all’amore tra uomo e donna ma alla morte. Non si esalta il rapporto a due, il contatto corporeo, il piacere dei sensi femminili e maschili insieme. {{Non si celebra alcuna reciprocità, perché alla donna è negata la condizione di soggetto autonomo}}.
Le donne della pubblicità della Tre sono asservite al piacere del patriarca, ridotte alla pura opacità della loro carne, alla presenzialità di corpi indifesi mascherati da corpi intraprendenti e sicuri del proprio potere deduttivo. Corpi umiliati, che non possono più arretrare o sottrarsi all’invadenza dello sguardo dell’altro. Assecondando l’occhio voyeuristico del fruitore pubblicitario, tali immagini, disseminiate per le strade di Roma, decretano la fine dell’intimità e dell’interiorità femminile della passante che le osserva, facendo di colpo sprofondare la donna nella materialità del nudo e sottraendola alla dualità di una sessualità rispettosa della sua soggettività.
{{Corpi di donne utilizzati dal mondo della produzione pubblicitaria}} per circuire, sviare dalla propria strada e attirare a sé l’occhio maschile, finiscono per atterrire, offendere e negare la coscienza femminile. In questo processo di seduzione noi donne siamo ridotte a puri escamotage per attirare l’attenzione dell’altro, private di ogni sovranità sui nostri corpi, rappresentate alla stregua di niente.
{{La soggettività femminile è annullata, è sottratta a se stessa ed è trasformata in oggettività pura}}, in apparenza e non in desiderio profondo di relazione con l’altro/a.
_ L’immagine delle tre donne sexy, che si offrono volontariamente al piacere maschile, è in realtà la riproduzione di una concezione maschile della donna che ama piacere a lui rendendosi nullità, uno zero, per assecondare il suo desiderio. {{Non sono immagini innocue ma modelli di adesione alla potenza maschile}}, esercitata in nome di un “naturale” privilegio sociale, politico, culturale ed economico. Le pratiche di appropriazione dei segni del sesso opposto sono state sempre maschili. Le mutilazioni e scarnificazioni, fisiche o simboliche, continuano a opprimere il corpo femminile.
_ La pubblicità della Tre, come tutte le altre pubblicità che mercificano e oltraggiano il corpo della donna, {{punta ancora una volta sulla donna-oggetto}} per sedurre i sensi maschili e impone una logica di abiezione nei confronti della sessualità femminile, ridotta a criterio di produzione e privata di senso.
Lascia un commento